Blocco dei licenziamenti. Una finta proroga

E’ ripartita la campagna di Confindustria contro l’annunciata proroga del blocco dei licenziamenti al 31 ottobre da parte del governo Draghi.

Già con questo blocco sono andato persi 800.000 posti di lavoro fissi e circa un milione temporanei o informali.

A rimetterci per lo più donne e giovani. Ma la proroga prevista dal ministro Orlando allargherà di molto le maglie dei licenziamenti e la situazione non può che peggiorare.

Vediamo come.

In questi giorni si è accesso il dibattito da parte di imprese ed economisti main-stream sul “pericolo” per l’economia per l’annunciata proroga del blocco dei licenziamenti al 31 ottobre 2021.

Innanzitutto c’è da premettere che la maggiore libertà di licenziamento prima del blocco Covid non ha portato nessun beneficio all’economia e solo maggiore precarietà e ricattabilità per lavoratrici e lavoratori.

Inoltre questo ennesimo allarme della Confindustria è del tutto infondato perché la misura in discussione andrà nella direzione di un ampio restringimento del divieto di licenziamento anche se non totale. L’attuale blocco è prorogato solo fino al 30 giugno e quello della fase 2 fino al 31 ottobre non riguarderà tutti i settori e codici ateco.

Dal 1° luglio e fino al 31 ottobre 2021 il divieto nei fatti resta solo per i settori destinatari dell’assegno ordinario e della cassa in deroga. Per lo più aziende con un numero piccolo di dipendenti in settori come i pubblici esercizi, il commercio, il turismo, le agenzie di viaggio, lo spettacolo ed i servizi in generale.

Questo in un contesto in cui anche con l’attuale blocco nel 2020 si sono persi 800.000 posti di lavoro fissi (per lo più donne) e circa 1 milione di posti temporanei, di lavoro grigio e lavoro nero (per lo più donne e giovani).

Per il resto ecco cosa dovrebbe succedere dal 1° luglio per la disciplina dei licenziamenti.

Collettivi:

Le procedure avviate dopo il 17 marzo 2020 verranno riprese da capo. Quelle avviate prima, ma dopo il 23 febbraio, sono state sospese, ma da luglio ripartono i termini. La procedura dura due mesi e mezzo, ma quando coinvolge meno di 10 lavoratori i termini di durata sono dimezzati.

Individuali:

Quelli sottoposti al tentativo di conciliazione presso l’Ispettorato del lavoro “rallentano” di circa un mese.

Imprese sotto i 15 dipendenti:

Si possono fare da luglio i licenziamenti di assunti da imprese sotto i 15 dipendenti nello stesso Comune.

Malattia ed edili:

Via libera da luglio anche ai licenziamenti per superamento del periodo di assenza per malattia o infortunio in cui si ha il diritto alla conservazione del posto di lavoro (comporto) e in edilizia per chiusura di cantiere.

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