#FridaysForFuture. Non sarà un nuovo sessantotto ma…

di Alberto Pantaloni – “È nato un nuovo Sessantotto”. Un articolo su Il Manifesto ha intitolato così un editoriale sulle imponenti mobilitazioni del 27 settembre promosse da Fridays for Future.

Io non so se è nato un nuovo Sessantotto, e i paragoni fra fenomeni storici distinti nel tempo non mi hanno mai convinto. Però ci sono delle analogie.
Innanzitutto la dimensione internazionale del fenomeno, la rottura netta, radicale con la generazione dei padri e delle madri (come mentalità e come modi di esprimerla), il dito puntato contro i governi e il sistema (emblematico lo striscione di apertura a Torino).

Poi ci sono le profonde differenze: di contesto (locale, internazionale), di riferimenti politico-culturali, di lessico politico, di riferimenti internazionali (assenti in questo movimento), di figure-simbolo (Greta oggi, Rudi Dutschke o Daniel Cohn-Bendit ieri).

Sarà quindi una storia diversa da 50 anni fa, ma ora è una storia di movimento, è una storia in movimento, e questo è il dato centrale. Un movimento imponente (dal 2000 ad oggi non ho visto a Torino una manifestazione locale più massiccia di quella di ieri), composto da ragazze e ragazzi che fra poco incocceranno con le contraddizioni immediate della precarietà di lavoro, di reddito e di vita e con tutto ciò che vi gira intorno. E che fra ancora meno vedranno che i governi e il sistema non faranno niente per il clima se non qualche spolveratina di green economy, allora molti di loro si incazzeranno e i media li renderanno meno simpatici di come li dipingono oggi.

Chi delle nostre generazioni novecentesche ieri è sceso in piazza ha verificato di persona che da questo movimento può ripartire un’idea di mondo e di società diversa e lo sostiene.

Chi non ha visto e letto niente di quanto detto o scritto da questi e queste giovani, continuerà a parlare di “strumentalizzazioni” (come se il sistema non abbia mai provato o addirittura non sia mai riuscito a strumentalizzare ben altri movimenti o potenti organizzazioni rivoluzionarie nel passato) di “chi li paga?”, di benaltrismo, della delusione per l’assenza di scontri di piazza, ecc.

Cioè a fare i vecchi rancorosi rinchiusi nella propria casa di riposo virtuale costituita da Facebook…

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