Servizi pubblici: più spazio alle gare di appalto con il massimo ribasso

Da tempo scriviamo che nella pubblica amministrazione il sistema degli appalti è alquanto scivoloso sia per alcuni fenomeni corruttivi sia, e soprattutto, perché continua la strisciante opera di privatizzazione dei servizi che si accompagna al progressivo alleggerimento delle tutele individuali e collettive.

In questi giorni abbiamo appreso che proprio con il «Correttivo appalti» passa da 1 a 2 milioni la soglia per le gare costruite sul massimo ribasso. Di sicuro molto c’è ancora da capire sulle procedure negoziate con piu’ inviti, se questi inviti saranno inviati ai soliti noti o a rotazione, la nostra impressione è che sotto la soglia dei 40 mila euro la discrezionalità di un dirigente possa essere assoluta.


La domanda da porci è per quale ragione venga raddoppiata la soglia per assegnare i servizi pubblici al massimo ribasso visto che per anni gli enti pubblici hanno speso fiumi di retorica inconsistente per dimostrare che i loro appalti erano all’insegna delle clausole sociali, attenti (sembra una pubblicità delle cooperative commerciali) al cliente e ai lavoratori.

Due milioni di euro non sono bruscolini e questo raddoppio si spiega in due modi, da una parte le procedure dell’anticorruzione risultano troppo macchinose e lunghe e, come abbiamo visto, non sempre efficaci (ma forse non è questo aspetto a preoccupare il Governo Gentiloni), dall’altra si vuole accorciare i tempi di aggiudicazione delle opere pubbliche sotto le pressioni degli interessi edilizi e industriali.

Con la imminente firma del decreto da parte del presidente Mattarella e il via libera del consiglio dei Ministri, avere raddoppiato la soglia delle gare al massimo ribasso avrà conseguenze ben definite.

In primo luogo risparmieranno sulla sicurezza in un paese dove gli infortuni e le morti sul lavoro sono sempre piu’ numerosi.

Poi risparmieranno sulla forza lavoro riducendo gli organici e i contratti, infine risparmieranno sulla qualità dei materiali in un paese dove sovente le infrastrutture sono costruite con approssimazione creando, nell’arco di pochi anni, problemi strutturali o dettando la urgenza di interventi manutentivi (altro colossale business alimentato dalla logica degli appalti scadenti e dai mancati controlli del pubblico)

Ma da chi è partita la “brillante” idea di raddoppiare la soglia delle gare al massimo ribasso?

Udite, udite….dai Comuni (si veda la Conferenza unificata) e ovviamente dalle associazioni di costruttori.

Il massimo ribasso avverrà nelle procedure ordinarie visto che nelle altre, quelle cosiddette di minore importo (fino a un milione) per le quali è prevista la natura negoziale, il ribasso potrebbe avvenire a monte.

E’ sicuramente positivo , ma di per sè insufficiente, il fatto che sia messo a gara un progetto esecutivo escludendo possibili interventi dei costruttori nella fase di progettazione delle opere.

Sarebbe stato invece necessario porre fine alle gare al massimo ribasso che costituiscono un problema non solo per la realizzazione di opere scadenti che nell’arco di decenni costano cifre ingenti per la manutenzione (un costo che non viene mai contemplato per la valutazione dell’opera e dei suoi effettivi costi) per non parlare poi di infortuni sul lavoro e di riduzione delle clausole sociali per la forza lavoro (meno ore, meno salario, contratti sfavorevoli)

Il testo al consiglio dei ministri, il correttivo in materia di appalti, rende possibile un appalto basato sul progetto definitivo e non su quello esecutivo, giusto per consentire alla Pubblica amministrazione di rinunciare alla progettazione , o comunque ad una buona parte della stessa delegandola alle imprese (ma l’obiettivo non sarà quello di eliminare i tecnici comunali da ogni forma di progettazione e di incentivo ? Possibile che non si capisca come la programmazione dell’ente pubblico dovrebbe essere garanzia di un controllo effettivo avvenuto dal progetto al risultato finale? Possibilissimo visti gli ultimi provvedimenti legislativi)

Queste sono le principali e negative novità alle quali aggiungere anche altri aspetti, ossia che la luna di miele tra autonomie locali e le piccole e medie imprese del territorio è terminata visto che la riserva dei posti, pari al 50%,per le PMI locali nelle procedure negoziate, è stata abolita. Negli appalti sotto i 150mila euro si passa da 5 a 10 inviti, per quelli che vanno da 150 mila a un milione saranno, necessari 15 inviti.

Ma la domanda sorge spontanea: chi controllerà questi inviti? Teoricamente il Pubblico, concretamente quali uffici e con quali procedure? Attendiamo risposte

Appalti, incarichi e consulenze fino a 40mila euro: si torna ai santi vecchi, la richiesta dell’Anac era quella di far chiedere almeno un paio di preventivi prima dell’affidamento, ora anche questo paletto viene rimosso e ci sarà la piena discrezionalità dei dirigenti pubblici e dei loro rapporti “fiduciari”

Infine sempre piu’ spazio al project financing con tempi di finanziamento piu’ lunghi e maggiori margini di manovra nonché incremento del contributo pubblico

Il correttivo in materia di appalti risponde ai bisogni del paese, degli enti locali e tutela una forza lavoro per antonomasia particolarmente sfruttata? A noi pare di no, del resto il massimo ribasso è l’esatto contrario di appalti di qualità con tutele reali per la forza lavoro.

Non sarà che una volta ripristinata la solidarietà solidale tra committente e appaltatore si sia persa attenzione per altri aspetti del problema appalti di non secondaria rilevanza? Dal silenzio regnante attorno a questo decreto parrebbe proprio di si’.

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